Inside

Giorno: venerdì anno: 2015
Ore due e quaranta, uno strano rumore mi svegliò, qualcosa grattava alla finestra della lavanderia, un po’ stordito sollevai leggermente il capo quel tanto che bastava per far scivolare via le lenzuola dal volto.
Del perché mi ostinai a voler capire, cosa fosse quel rumore è un mistero. Se ne sentono di cose la notte, sirene, moto, gatti. Gatti appunto, si da il caso che io avessi un gatto e quel rumore, sembrava proprio il mio gatto che grattava per entrare.
Ma..
Purtroppo non fu così. Improvvisamente il rumore cessò, furono secondi di un silenzio così assordante che posso ancora sentirlo nelle orecchie.
Un piccolo scricchiolio e booom
Il rumore delle finestre in alluminio che si aprono di colpo sbattendo contro la parete. Ricordo benissimo quel rumore, rumore che si mischiò prontamente con quello della sirena. L’antifurto aveva fatto il suo dovere, ma la barriera tra me e i bastardi era stata abbattuta.
Per circa un minuto rimasi completamente fermo nel letto, paralizzato, immobile, quel minuto sembrò un’eternità, sotto stress il tempo si dilata, come pure le pupille, sembravo un gatto.
Oltre alla paralisi, il battito accelerò e la visione a tunnel fece la sua apparizione.
Il primo pensiero fu, “morirò, sei pronto? “.
Ebbe sì, ero pronto, l’istinto mi portò a muovermi, velocemente, i rumori erano amplificati, captavo suoni a distanza chilometrica. L’unica cosa che mi penalizzava era quel maledetto campo visivo ridotto.
I bastardi potevano essere già sulle scale, dovevo muovermi. Cercavo disperatamente qualcosa, un oggetto contundente per difendermi. L’unica cosa che riuscii a tirare fuori dal cilindro, fu una bilancia in vetro, avete capito bene, la bilancia che usavo a pesarmi.
L’avrei sbriciolata sulla testa di uno dei bastardi chi lo sa, non sapevo manco in quanti fossero.
Vedete il brutto di ricevere ospiti non graditi in casa è che non sapete un cazzo di nulla, quanti sono, come sono, che arnesi hanno (una spranga di sicuro).
La parte più difficile fu quella di uscire dalla camera, oramai ero in ballo e allora balliamo. Come un felino, scesi la rampa delle scale, ovviamente avevo acceso più luci possibili.
Al piano terra rallentai, qualcuno appostato dietro un angolo avrebbe potuto colpirmi. Il cuore pompava sangue a più non posso. Facciamola finita.
Uno sguardo a destra uno a sinistra e poi via veloce verso la lavanderia, adrenalina alle stelle, pronto a colpire…
I bastardi se l’erano già squagliata.