Ore cinque, la campanella suona a più non posso, la schiena già mi duole. In fretta e furia mi vesto e mi catapulto in corridoio per l’appello. Se tardi, oltre a qualche insulto, sono previsti dei gran piegamenti.
Ai tavoli arriva una misera colazione polacca, le ossa sono già rotte dal viaggio e dal materasso, scambiamo due chiacchiere, una sigaretta e poi ci viene dato l’ordine di preparare il furgone.
Mister K vuole scambiare nuovamente quattro chiacchiere con noi, ci sono ancora parecchie cose a livello logistico da sistemare e perché no, ci concediamo un salto al Luna Park, l’armeria.
Un saluto, una stretta di mano e di nuovo tutti sul furgone, si torna in cava, questa volta si inizia sul serio, ci aspetta un mese difficile, ne usciremo massacrati, i mezzi sono pronti, l’adrenalina è alle stelle.
E qui mi fermo…